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Anibò; onde registrare) si fatta cortesia ne la partita de le obligazioni che pur vi tengo. Ma, se Iddio mi permette il vivere sano, qualche giorno vedrassi, benché io non sia sufficiente a rendervene gratitudine, che mi sono sforzato di volerlo fare. Intanto mando a Vostra Eccellenza la copia d’una risponsiva al signor Luigi, ne la quale parlo con la lingua de la conscienza e non per compiacere ad altri, peroché mi pare che chi si è procacciata la fama per via de l’armi e col rischio del sangue e de la vita si debba assolvere d’ogni ignominia senza testimonie. E tanto piú, quanto in cotal mestiero il grado e la riputazione del calunniato è maggiore; aggiugnendocisi poi la nobiltá d’una casa che sia madre de la lode e degli onori, come è la Gonzaga. E poi qual presunzione prestará fede a le accuse dei tristi contra dei buoni?

Di Vinezia, il primo di aprile 1540.

DXVI

A MESSER ALESSANDRO DAGLI ORGANI

Faccia un arpicordo per Tiziano, e sará, in compenso, ritratto dal pittore. Ecco, fratello, ch’io ho fermato tra voi, che séte il lume de l’arte vostra, e Tiziano, ch’è lo splendor del mestier suo, il piú laudabile, il piú onorevole e il piú grazioso patto che tra due cosi nobili, cosi gentili e cosi alti spiriti si potesse mai fermare. E il caso è che voi doviate lavorargli una di quelle machine, che con il soave de l’armonia dánno l’anime in preda de lo estasi; e che egli, in cambio di ciò, debba dipingervi in un di quegli esempli che con il vivace de la natura riducono le persone in braccio de lo stupore. Ma, perché lo ingegno degli uomini eccellenti non si prevale di se stesso se non in tempo, mi è parso di metter due mesi di termine tra il compiere de la sua opera e de la vostra. Intanto il viso e l’au-