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a me. Non milita, né parmi di vostra gravitá, il voler voi pigliar briga per Satanasso. Lasciate stizzarsi a lui, che, sendo suto angelo, l’ho simigliato a un di coloro che non furono né sono né mai saranno uomini né diavoli. E, a parlare per il dovere, i nobilisti di Parnaso, se ben paiono machina di divinitá, sono pive gonfie dal fiato dei sospiri, che gli sciorina de l’anima il caldo e il freddo, i quali gli miniano con la discrezione usatagli da la fame e da la sete. State saldo! Voi dovete voler meco la gatta per le quattro paroline da me spolveriate circa l’amore di quel puttanino ; ché al suo ritrovarsi senza pane e senza legne e senza lume dedicaste due scudi, che, per caso de la sciagura, vi dimoravano in borsa, nel giugnere in questo suggetto, da votarle. Egli è vero che io lo dissi, e voglio esserne premiato d’un altro fiaschettino di piscio di Venere distillato da la lindezza albicantica con grazia e privileggio; peroché, nel dire io cotal cosa, ho publicato la grandezza de la caritá vostra inverso il prossimo, nel modo che voi predicate la offerta, che di me e d’ogni mia cosa vi feci, per osservarvela tuttavia che vi piaccia prenderne sicurtá. Si che scrivetemi, galante uomo; scrivetemi, dico, accioché ne la lontananza dei corpi siano vicine le menti. Ché vi giuro, per la speranza che io ho ne la gentilezza del marchese del Vasto, che vi tengo caramente nel core.

Di Vinezia, il primo di marzo 1540.

DV

AL SIGNOR VALERIO ORSINO

Scuse per la sua trascuratezza nello scrivere; lodi dell’Orsini e della moglie; ammirazione pei loro figliuoli, vera immagine, fisicamente e moralmente, dei genitori. Da che il conoscersi ingrato è parte di gratitudine, non adurrò scusa, patron mio, circa la negligenzia e la trascuratezza usata da la mia penna e da la mia persona inverso il dovere