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CDXCIX

AL MARCHESE DEL VASTO

Gli raccomanda di prendere a cuore la sorte di Iacopo Nardi, di cui loda altamente la traduzione di Tito Livio, dedicata al marchese del Vasto. Credete voi, principe ottimo, che il Nardi, vecchio egregio, abbi ritenuto le lagrime, udendo dire da la Vostra Clemenza ne la lettra scrittami: «Io non sarò isconoscente al sudor del suo Tito Livio»? Egli, che stimava felicitá lo accettarlo di Quella, vistosi poi consolare da la promessa, del premio, ne pianse per allegrezza, confessando che la sicurtá di cotanta speranza gli leva da le spalle del pensiero un gran fascio di noie. È duro accidente il peregrinar fuor de la patria ne la etá che altro non brama che riposarcisi ; è insoportabil caso quel di colui che aggiunge in sul carico de lo esilio la soprasoma de la povertá e degli anni, ^strascinando dietro a le calamitá di cotal miseria le figliuole da márito. Per Dio, che non si trova caritá piú atta ad acquistare il paradiso che quella che è presta ad aiutare genti simili. Ed è certo che, mentre risguardate le qualitá di si fatta persona, ponete mente a la nobiltade, a la fortuna e a la virtú d’ uno uomo non men buono che dotto. E lo imbasciator don Diego di Mendozza, spirito elegantissimo, a la cui Signoria è piaciuto mandarvi il quinterno che di tal libro chiedete, testimoniará essere vero ciò che io ne conto. Ma, s’egli vi potesse far fede de la scienza, che non riluce in me come risplende in lui, la voluntá vostra si sodisfarebbe in Santa Caterina , non altrimenti che il desiderio del mondo si sodisfaccia ne la traduzzione intitolatavi. Benché non mancarò di non mostrarvi, nel compor di tal Vita , che avrei voluto saper comporla.

Di Vinezia, il 27 di febraio 1540.