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è pur vero che il suo spirito, che, morendo ella, non moriva, fece motto al mio, che, dormendo io, non dormiva. Onde vi giuro, per le lagrime che ho sparte, spargo e spargerò per colei, che, oltre lo essere stata infelice per la indegnitá del marito, non ha potuto col piè de la vita fornire di ascendere i gradi de la gioventú, che il fastidio di ciò non mi ha consentito ch’io comprenda il tutto nel massimo marchese del Vasto. Le cui eccelse qualitá son d’un dio: perciò fanno sopra le genti gli effetti de le grazie celesti. E ciò testifica la consolazione che io provo, bontá del suo essersi trasferito qui: per la qual cosa ho visto la presenza di quei miei benefattori, che, per non gli aver mai veduti, tanto bramava di vedere. Talché, si come essi sanno ormai chi è colui al qual donano, cosi io so adesso chi son coloro i quali adoro. E, perché il glorioso Alfonso non move atto, che non porga salute in altrui, io tanto piú d’ogni altro ne resto sodisfatto, quanto piú d’ogni altro ho goduto ne la domestichezza di si chiaro capitano. La cui confusa mercé, avendomi voluto dare piú ch’io non ho tolto, s’è accorta che in me la modestia è maggiore che la povertá e la virtú. E anco Massimiano Stampa, eterno specchio de la integritá degli uomini fedeli, nel refutare il castello da lui profertomi con altre rendite appresso, ha, insieme col marchese di Musso e col signor Castaldo, prestantissimi cavalieri, compreso ciò. Onde vi conchiudo che lo avvenimento di Sua Eccellenza, nel farmi conoscere cotanti padroni, nel rendermi la benivolenzia del buon duca di Mantova e nel porgermi i doni de la istessa liberalitá, mi è suto non dirò di utile sommo, per non avilire la generositá largitami da la natura, ma di onore inestimabile. Oltra di questo, essendo l’egregio pittor Tiziano uno altro me medesimo, del canonicato concesso da quella al mansueto e dotto messer Pomponio, figliuol suo, mi son rallegrato come di interesso proprio. Insomma, se il reale monsignor d’Anibau avesse, nel donare e nel ridonare, imitato la magnanimitá de lo unico D’Avolos ne la guisa che il collegio ha confermato le proposte e le risposte di lui, io usciva di necessitá.

Di Vinezia, il primo di febraio 1540.