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discrezione aguaglia si la discrezione, la modestia e la affabilitá di Federico Gonzaga, che, parendomi la Eccellenza Sua la Eccellenza Vostra medesima, le offersi quel poco che mi tiene il mondo. E fu perfezzion di giudizio il far ciò, essendo l’uno a l’altro ciò che è il corpo a le membra e quel che sono le membra al corpo. Voi due, ridotti in uno per via de la unione de l’amicizia, parete l’anima de la benivolenza umana e lo essempio de la amistade angelica. Ed è ben dritto che io vi rimescoli insieme, come persone composte d’una istessa qualitá; poiché egli, ancora offeso da la mia stoltizia, oltre mille altre liberalitá, mi ha fatto pagare buona somma di debito. Talch’io chiamo voi due obbietti del mio fervore e subietti de la mia mente, anzi fiato del mio grido e sustanzia del mio essere. E, in testimonio di ciò, sacro i miei pensieri, le mie voci e le mie penne a le lodi, agli onori e a le glorie dei vostri gradi, dei vostri nomi e dei vostri meriti. E a voi dico che, per parermi poca penitenzia quella che un lustro e mezzo mi ha tenuto in contumacia con la Vostra Altezza, do questa carta a le stampe, acioché la memoria de l’audacia, che mi fece traviare, sempre se arossisca dei suoi bestiali fernetichi, come sempre se ne arossirá la mia vita, i di de la quale rifiuto, quando ella abbia a esservi ingrata o disubidiente.

Di Vinezia, il io di genaio 1540.

CDLXXXII

AL SIGNOR BRACHINO

Quanto gli è grato dei suoi buoni uffici, che gli hanno fatto ricuperare la buona grazia del duca di Mantova ! Ricorda con compiacimento la sera in cui indusse il Gonzaga ad accorrere al letto di Giovanni dalle Bande nere moribondo. Se la lettra de la grazia, che con la Eccellenzia Sua ha raquistata la servitú mia, non mi avessi tolto lo spirito, che mi detta ciò che io scrivo, ciò che io parlo e ciò che io penso,