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ringrazio lui, adoro voi e commendo me. A lui referisco grazie per avermi giovato ; a voi inchino per le ingiurie rimessemi ; e a me do laude per la misericordia cercata. Le compassioni de la quale, nel promovere la facilitá de la vostra sola dolcezza a l’atto e del perdon concessomi e de la lettra scrittami e del presente mandatomi, hanno di modo rimproverata la sua temeritá al mio furore, che mi saria quasi caro che non mi aveste perdonato né scritto né presentato; peroché, col perdonarmi, con lo scrivermi e col presentarmi, mi avete talmente punito, che la pena ha superato la colpa. E, se non che l’allegrezza versata da le viscere negli spiriti e dagli spiriti nel core e dal core ne l’anima non mi lascia sentire i morsi de la conscienza, il pentimento mi sarebbe di piú stimolo che non mi è suto il peccato ; peroché uno animo in sua natura gentile, mentre si vergogna de la benignitá che si usa ai suoi delitti, è crociato da ogni spezie di castigo. Ma che piú generosa invenzione si poteva imaginar da voi che il vendicarvi meco con le armi de la liberalitá? Ma perché non s’imita il placido dei vostri sdegni? Perché gli altri gran maestri non legano la insolenzia poetica con quelle catene d’oro, con cui il semplice de la vostra còlerá ha legato me? Non è punto amaro il fele del petto vostro, padron mio. La ingiuria non è conosciuta da voi. E perciò sotto l’ombra de le vostre ali ripongo ora gli anni de la vecchiezza ne la maniera che giá ci riposi i giorni de la gioventú. E, per esser la bontá vostra patria de la mia affezzione, la servitú, che le tengo, riconciliata ormai con le nobiltá di lei, ne gode, non altrimenti che si gode colui, che la pietá d’altri, senza guardare al suo demerito, rivoca da lungo essilio. Ma chi mi ha visto procacciare nel bando la domestichezza di molti principi, ha potuto simigliarmi a lo amante escluso dal possesso de la donna sua; la ansia del quale, volendo ricrearsi or con colei e or con costei, tanto piú gli cresce lo affanno quanto meno ritrova in loro de le delizie del perduto bene, né prima si acqueta che vede confarsene una a le bellezze, a le maniere e ai costumi de la venerata da lui. Certo, ciò ch’io conto, è avvenuto a me in Alfonso d’Avolos, la cui affabilitá, la cui modestia e la cui