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ben sanno essi che, quando i buon principi si collegano insieme per distruggere i rei, la felicitá degli uomini participa de la beatitudine degli angeli. Né si dubiti che il contendere dei signori cristiani non sia di piú sceleratezza che non sarebbe quella del corpo istesso, caso che per sua colpa i membri di lui si lacerasser l’un l’altro. E, avvenga che la fede si debbe osservare, purché le sue promissioni non nuochino piú a chi la mantiene che non giovino a colui al quale ella è mantenuta, levisi nei servigi di Cristo il rispetto che la circonvince, e quella si battezzi «onestá», che gli inalza il culto. Ecco i fati, Carlo; ecco la necessitá, Cesare; ecco il debito, Augusto. Essi invocano voi, voi guardano e voi aspettano ne l’Oriente. Lá sono le vostre palme, lá sono i vostri trionfi, lá son le vostre corone. Si che spiegansi contra di lui le insegne, guidate con prospero augurio de la inusitata providenza del valoroso Avolos, fisso termine de le tempeste de la guerra e salda mèta de le calme de la pace.

Di Vinezia, il 25 di decembre 1539.

CDLXXXI

AL DUCA DI MANTOVA, MARCHESE pi MONFERATO Dopo circa otto anni di silenzio, ritorna a lui per fare onorevole ammenda dei falli passati, dei quali è piú che pentito; e coglie questa occasione per lodare, insieme, il Gonzaga e il marchese del Vasto. Se fosse lecito di essaltare il vituperio de lo errore, celebrarci, o signore, la infamia di quello che mi indusse a prevaricare contra la riverenza che ognun vi debbe. E mi dolgo che l’onestá non comporti che io lo facci, poiché il difetto di lui mi fa comprendere ciò che sia caldo di favore, zelo di clemenzia e gioconditá di letizia. Veramente che io, mercé di cotal fallo, gusto la caritá del marchese del Vasto, la mansuetudine del duca di Mantova e la consolazion del cor mio ; onde