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CDLXXII

AL CAVALIER COFFIENZA

Sente il bisogno, affatto disinteressato, di manifestargli la sua gratitudine. Se la bocca de l’affezzione si potesse frenare col morso de l’avertenza, avrei talmente inbrigliato quella de l’amore che vi porto, che si rimaneva di scrivervi al presente, come se ne è rimasto fino a qui. Né vi crediate ch’io dica ciò per rincrescermi di mandar lettre a voi, che séte il grazioso de la aflfabilitade ; ché il tutto procede dal dubitare che altri non pensi che vi scriva per ramentarvi il bene, che, per avermelo pur promesso, posso sperare dal vostro cortese favore: peroché una arte si fatta non solo ingiuriaria la spontanea generositá del magnanimo Massimiano Stampa, ma pregiudicarebbe anco a la caritá de la vostra memoria, i cui spiriti vi registrano tuttavia ne la mente i bisogni degli amici. Oltra di ciò, il mio animo, non mai promosso da l’ansia mecanica de la aviditá, vituperaria la nobiltá sua. Si che rendetevi certo che il puro debito de la benivolenza, misto con l’obligo, è cagione che io con questa saluti teneramente quel Coffienza, che, ne lo anunziarmi il racquisto de la pace di Mantova, mi trasse dal core e dagli occhi lagrime sincere e care.

Di Vinezia, il 12 di novembre 1539.

CDLXXIII

A L’OTTIMO DUCA D’ATRI Lo loda, gli esibisce i propri servigi e, senza parere, lo prega di ricordare al re Francesco le sue promesse. Io non vi scrivo, signore, le presenti parole per conto di visita, né accioché per detto loro mi favoriate col re, né con animo che si chiamino mie lettre; peroché, se io pensassi e di