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CDLXVII

AL RE D’ONGARIA Ne loda la grande liberalitá e gli invia la Vita di Maria Vergine. Se Cristo, il quale non solamente è principe dei principi, ma santo dei santi e Dio dei dèi, riceve senza niuna replica e in ciascun tempo qualunche persona ricorre a la sua misericordia, perché non debbo io sperare che la clemenza de la Vostra Corona accetti la servitú mia, se bene io, che devea salutarla prima d’ogni altra, la saluto doppo di tutte? Veramente il desiderio, che di celebrarvi ebbi sempre, è stato tenuto indietro non da la negligenzia de lo scrivere, ma da la grandezza del subietto, percioché la Maestá di voi, mercé de le sue chiare qualitá, si ha fatto giudicar dal mondo per uomo degno di dominarlo. Oltra ciò, sendovi noto che la benivolenza è fedel guardia di chi vuol regnar sempre, guardandovi tuttavia da Tesser temuto, vi séte stabilito ne la monarchia perpetua; onde, fra tutti quegli che hanno scettro, solo voi signoreggiate senza sospetto. Ed è ben dritto che il buon re Giovanni, il quale con Tarmi de la caritá ha vinto la fortuna e le genti, ne 10 abbonir l’odio publico sia diventato calamita de Taffezzione comune: talché i popoli, che ubbidiscono a la vostra mansuetudine, vi adorano e, adorandovi, in voi sperano e, sperandoci, comprendono le doti che vi adornano e, comprendendole, confessano come il valore, che vi fa risplendere, mescolato con il senno, che vi fa glorioso, ha conservato ne la religion cristiana 11 robusto paese degli ongari. Atto conveniente a l’altezza del vostro petto regio e opera eguale a la vostra mente catolica, le sincere intenzioni de la quale sostengono le leggi, mantengono le usanze buone e reggono la giustizia, non altrimenti che si abbi sostenuta, mantenuta e retta, ne le persecuzioni datele da la crudeltá de la sorte, la divina constanzia del vostro animo invitto, le cui fermezze sono circundate da le mura de