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motto. Ma ogni nebbia m’ha disgombrato da l’animo il ritrovarvi costi e lo scrivermi, che avete fatto. Perché non potevate acostarvi a principe che piú mi piacesse, né farmi maggior grazia che darmi aviso di voi. E ben so io che, dove foste, dove séte e dove sarete, non mancaste, non mancate, né mancarete di giovarmi; come anch’io ne’ vostri interessi non mancai, non manco e né mancherò mai. Ora io vi prego che di nuovo mi salutiate l’Eccellenza del duca Cosimo, con dirle che egli stesso non ha piú cara la grandezza di se proprio come l’ho io. Intanto dicovi che mi son molto rallegrato dei saluti del signor Ridolfo Baglioni, perché l’ho ne l’anima col medesimo grado che ebbi il padre; onde non altrimenti pò dispormi che qualunque altro gli sia piú tenuto di servitú e d’obligazione. E, con questo, basciarete da mio nome il capitanio Panta, da me amato con ardentissima fervenzia di affetto.

Di Venezia, il 3 di febraio 1538.

CCCXXXV

AL MARCHESE DI SONZINO

Gli rimprovera la lentezza nel mantenere le promesse. La pigrizia de la cortesia, signore, è membro de la avarizia, e la sua tarditá partorisce il dubbio, che aduggia la speranza, che si confida ne l’altrui impromesse: per la qual cosa la liberalitá oscura il sole de le sue splendidezze. Io non dico ciò in pregiudicio de le vostre, ma per sodisfare a la libertá del mio animo, avezzo a dir quel che gli pare. Perché io so bene che le parole, che mi escono di bocca e de la penna, non son vane. So anco che fate pagar l’usura a lo indugio de le loro offerte. E gli scrivo per salutarla, e non per rammentarli il presente.

Di Vinezia, il 5 d’aprile 1538.