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Polonia, che piú ampi non gli potrebbon fare le forze de l’armi. Onde cotesti popoli confessano che voi, donna, non avevate bisogno di cotesto regno, ma che cotesto regno aveva penuria di voi, donna. Ed è lor debito di farlo, da che essi, ignoranti del viver politico, hanno imparato dagli atti vostri i costumi de la nobiltá, le gratitudini de la gentilezza e l’osservanze de la civilitade. E, per piú lor bene, lo essempio del sobrio, che vi nutrisce, gli ha liberati da la ebrietá; che tanto è come avergli dato un altro essere. Percioché il soverchio del vino turba la memoria, intriga il senno, debilita le membra, contamina i sensi, corrompe il fiato, ingrossa il sangue, stempera la complessione, impigrisce gli occhi, genera la lebra e, quel che è peggio, induce furore ne l’animo; onde ne seguono omicidii, sceleratezze, ingiurie, crudeltá, pazzie, insolenze, vergogne, fastidi e infermitá. Insomma il paese, che vi inchina, mercé di voi abonda de Peccellenze, de le quali egli mancava. Talché lo inclito consorte vostro, la cui venerabile vita è consecrata al calvo e al canuto de l’ultima vecchiezza, puote render grazia a Dio che gli ha concesso in mogliere l’altissima Maestade Vostra. La mano de la quale bascia la mia divozione con la umiltade che mosse messer Gasparo, creatura splendida, giovane saputo e spirito nobile, a raccontarmi le qualitá di voi, che sareste degna dominatrice del mondo; onde io vi diventai servo.

Di Vinezia, il 12 di luglio 1539.

CDLV

AL GRAN FERDINANDO

[d’Austria] Lodi e ringraziamenti pel dono di dugento ducati. Veramente, sacratissimo re, il principe, che non è disciplinato ne l’arte de la liberalitá, porta la notte negli occhi e le tenebre nel core; percioché ogni egregio costume e ogni nobile gesto si perde ne la viltá de la strettezza, e la mano, che non dona, è indegna di toccare il freno, il quale regge la bocca de