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CDLII

AL MAGNIFICO OTTAVIANO DEI MEDICI

Lo prega di far ottenere a Tiziano una commendatizia del duca Cosimo dei Medici presso don Pietro di Toledo, acciò possa estrarre dal Regno di Napoli trecento caria di grano, concessegli da Carlo quinto. La bontá di Dio è invocata dagli uomini per causa de le grazie che piovono tuttavia dal cielo de la sua misericordia, e il favore di Vostra Signoria è ricercato dai virtuosi per lo onorevole utile, che di continuo ritrae la virtú del piacere che Quella si prende in giovarle. Per la qual cosa messer Tiziano, pittore non meno gentile che divino, ricorre con ogni fidanza a la benignitá che vi fa tale, e, ricorrendoci, ha ferma oppenione di condurre a fine il suo desiderio, mercé del mezzo di voi. E io lo bramo solo perché egli, che si transferirebbe subito costi, lasci con la sua arte eterna memoria de la effígie de la duchessa, del duca, de la signora Maria e di voi. La Maestá di Cesare, ne la cui benignitá la servitú del predetto non ha piccola parte, gli diede giá la tratta di ducento carra di formento nel Regno, e, parendole poco dono, gliene aggiunse cento altri. Ma le occorenzie dei tempi, mescolate con la mala sorte di lui, hanno intertenuto la spedizione che in ciò dovea fargli il veceré, principe tanto generoso, che, tosto che la Eccellenza del suo genero e quella de la figliuola gli scrive una parola per cotale interesso, è per quetar l’animo ne la maniera che egli dimostrará ne Tornarvi la casa de le sue opere. Io introdurrei, per movere la Nobiltá Vostra a Tatto di si nobile uffízio, alcune qualitá dei ineriti del mio compare; ma le taccio per non offendere la umanitade del magnifico Ottaviano e per non iscemar il grado del chiaro Tiziano, percioché l’uno in aiutare le persone degne sa ubidir a la propria natura, e l’altro è si noto per se stesso, che non ha bisogno de le lodi altrui. Come si sia, tosto che Taverete fatto vostro per via di cotal