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dei suoi spiriti è tale, che ne possono participare ancora gli strani. Ma dove mai si udi lingua e dove mai si scorse memoria che aggiugnesse a la veemenzia e a la profonditá de la memoria e de la lingua vostra? Non è altro stupore al mondo che quello che extrae i sensi de le genti, quando voi, incitato da moto divino, gli esprimete la somma de le cose severe con piacevolezza incredibile. Onde la gioconditá, che si diffonde negli animi degli ascoltanti, mentre voi discorrete con diversi andari variate materie, gli preoccupa con il muto d’un si fatto silenzio, che si giuraria che, dove è ciascuno, non fusse veruno. Intanto la sapienza ebrea, la dottrina greca e la scienza latina si ammirano ed esultano con insolito moto di letizia e di ammirazione, parendogli che gli onori, che si debbono ai loro studi, dependino da la fantasia de la vostra mente, sempre gravida di concetti supremi e ognora elevata ad especulazioni immortali. E tutto è dono di Dio, tutto è influenzia celeste, tutto è grazia naturale; e chi non ci nasce, come voi, indarno suda e invano si affanna.

Di Vinezia, il 6 di settembre 1538.

CDXIX

AL RE DI FRANCIA

Invia due sue opere (forse il Ragionamento de le corti e il Genesi) e ricorda al re la promessa di fargli pagare seicento scudi. Ecco, santissimo re, le due opere che io porgo umilmente a la Maestá Vostra. Né vi maravigliate se una detrae l’onore degli uomini e l’altra magnifica la gloria di Dio; percioché la liberalitá e l’avarizia dei principi han creato in me uno spirito ottimo e un reo. Quello de la cortesia mi regge la parte destra de lo intelletto, e quello de la miseria la sinistra: onde, quando sono mosso da la caritá, lo ingegno mi partorisce scritture buone; come anco me le fa nascere triste, si aviene che