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esseguito per via de l’altrui instigazione sia scusabile, scarica il piú de le volte la soma de l’errore sopra le spalle dei migliori. Ma credete esser felice voi solo? voi solo credete vivere senza fastidio? Chi non vói provare gli insulti del mondo nostro, non ci venga, e, se pur ci viene, vadesene tosto ne l’altrui. Imperoché egli è un mercato di ingiurie e una fiera di maladicenzia, e fino ai pianeti hanno emulazioni. Ecco: il sole, raggio degli occhi di Dio, è molestato da la invidia dei nuvoli, la temeritá dei quali, attraversandosegli intorno, tenta di spegnergli quel lume che gli risolve in nulla. Si che acquetativi. E, s’egli aviene che i denti d’alcun motto vi mordano le dita de l’onore, non gli tenete per miei, avenga ch’io non voglio che mi sia lecito a pensare che il magnanimo sangue di Gonzaga, sempre abondante di virtú e di gloria, manchi del suo decoro.

Di Vinezia, il 21 d’agosto 1538.

CDXI

A DON LORENZO DA MODENA

Lode a Dio se, fra i tanti che frequentavano la corte di Leone decimo, essi due sono ancora vivi, prosperi e sani. Da che i basci de l’amicizia e gli abbracciamenti de la fratellanza ebbero essercitato le lor dolcitudini e le lor tenerezze sopra la bocca e intorno al collo di me, fratello e amico vostro, sono andato pensando a la grande infinitá degli uomini conosciuti da noi e dal mondo, i quali son morti da che ci ritrovammo al reai servizio di Leone con magnanima splendidezza d’intertenimento e con sicura speranza di premio. Onde doviamo ringraziare tanto piú Iddio del nostro esser non pur vivi ma prosperi, quanto meno siam degni di cosi fatto dono. Questo parlo, perché ogni cosa procede da la infinita bontá de la sua immensa misericordia, la qual sempre sia con noi, sempre