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abbi avuto in mente e la splendidezza de la cortesia con cui mi riceveste e la modestia de la creanza con la quale mi riguardaste. E, mentre mi meraviglio de la eccellenzia de l’una e de la nobiltá de l’altra, mi rallegro meco stesso del giudizio e de la ventura del mio piú che compagno, piú che amico e piú che fratello Feraguto. Io giubilo tra me medesimo del senno dimostrato da lui in conoscervi tale; onde ne séguita il suo confidare il tutto ne le mani di voi, che gli séte suta data in sorte da Dio per un felice riposo di quella etade, che giá comincia ad aggravarsigli sopra il dosso de la vita. Ma il tempo ha torto a usar seco i privilegi comuni, peroché egli, che non fu mai giovane, non dovria mai esser vecchio. E di ciò fan fede le facilitá ampliate a la propria casa per via de le sollecite e pazienti fatiche sue; il cui fine attende solamente a la grandezza di Gianetto, di voi figlio e di lui nipote. Onde prego Cristo, per grado di cotanto garzone, che i giorni del provido ed egregio cognato vostro sieno, insieme con quegli di voi, non men felici che lunghi.

Di Vinezia, il 14 di agosto 1538.

CDVIII

A MESSER GABRIELLO CESANO

Proclama la clemenza, l’amicizia e la liberalitá i tre soli beni di questo mondo, e accenna a Gian Ambrogio degli Eusebi. Io, fratei onorando, ho ricevuto da l’amorevolezza di messer Iacopo Cassola le raccomandazioni che traeste di seno a l’affezzione, accioché io, punto da la memoria di si fatto amico, scoppiassi fuora le lagrime de la benivolenza, gli stimoli de la quale, o che oda di voi, o che a voi pensi, mi fanno sentire in che modo i suoi fervori, ricercando le viscere, rintenerischino Fossa. Ma, se la complessione de la bontá e la pasta de la natura,