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LXVII

AL SIGNOR GIAMBATTISTA CASTALDO

Lo prega di accettare nella sua compagnia un ex-soldato del conte Guido Rangoue. Io confesso non pur d’esser stato villano, ma ingrato ancora, poiché, come debbo, non visito Vostra Signoria con le mie lettere, dimostrandole per il lor mezzo che io mi ricordo degli obligli! che io ho a Quella. Ma in che modo si potria allargare la benignitá che v’adorna, se i vostri servitori e amici non errassero, onde, con il perdonargli, gli punite, anzi premiate? perché il perdonare è il guiderdone che l’altrui clemenza dá a chi erra. E perciò senza sdegno accettate i saluti che da mia parte vi reca questa. E, perché l’apportatore (che ancora saria degli eletti soldati del nostro conte Guido Rangone, se non fusse partito per una quistione occorsa tra lui e un altro suo) è giovane valoroso e nobile, mi par compiacere al conto che voi fa’e dei buoni uomini a indrizzarvelo. E, se fusse meno il credito che io ho con la vostra gentilezza, non ve lo raccomanderei, perché i suoi pari appresso i capitani simili al signor Castaldo (se simili se ne trovano) non hanno bisogno di favori, perché la virtú loro istessa si procaccia ricapito. E perciò il mio raccomandarvelo sia senza pregiudizio del suo onore; e, collocandolo nel numero dei vostri soldati, prima gli vaglia il suo meritar di servirvi e poi la gran volontá, ch’io tengo, che un mio amicissimo vi serva. E tutto quel piú, che oltra il dovere riceverá da la Signoria Vostra, notarò nel core, ne la cui tavola scrivo tutti i debiti che io ho con la tanta vostra gentilezza, a la qual mi raccomando.

Di Venezia, il 4 di giugno 1536.