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uno phe vive in speranza de la mercede altrui, o il «no > presto o il «si» tardi. Certamente sopra tal caso io ne so quello che se ne pò sapere, e ciò mi avviene per istar tuttavia impiccato a le promesse di quel signore e di questo, le quali spesso spesso disperdono o divengono sconciature. E il parer mio in detta disputa è in favore del «no» presto, perché egli amazza in un tratto e non in mille, come el «si» che move in sul passo del concilio. Che sante imprese averia fatte il papa, se il pontificato non indugiava a dargli il «si» ne la decrepitá sua! Gran fatica che è a un gran maestro, che vói donare a un vertuoso, il dire: — Va’, mandagli questo! — Adunque vi è bastato l’animo, di cavalicro, farvi principe; e avete paura a mandarmi la promessa fattami volontariamente? Rimangasi tal viltá ne l’animo d’un prete e non in quello d’un capitano glorioso, come è Vostra Eccellenza, la quale adoro.

Di Venezia, il 2 di maggio 1535.

XLVIII

AL CONTE MASSIMIANO STAMPA

Ringrazia del dono di alcuni drappi, due cuffie e due grembiali, che destinerá alla sua Angela Serena. Messer Andrea Calvo mi ha mandato il damasco nero e il velluto, che Vostra Signoria gli ha comandato che mi mandi, con le due cuffie d’oro e i due grembiali di velo tessuto d’oro, che io aspettava. I drappi vestiranno me questa state; l’altre gentilezze ornaranno colei, che spero far vivere ne la memoria de le genti mille anni e mille. Ma piaccia al cielo che ella accetti il dono da me con TafTetto che io l’ho accettato da voi. Che se ciò facessi, io trarrci da lei la gratitudine che trarrá la Signoria Vostra da me, che giá ho cominciato a dire al mondo come siate l’onor suo e il refugio mio. E a Quella mi inchino nel finir di questa.

Di Venezia, il primo di giugno 1535.