Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/60

stanno bene i vescovadi, le badie e le comende, perché le sapete si ben dispensare, che del pili ricco prelato che sia ne la Chiesa di Dio, dal papa in fuora, vi trovate tuttavia il piú povero, tenendo per crediti i debiti in cui vi tiene e terrá sempre la liberalitá, con la quale avete fatto stupire questa cittá stupenda, donando a ciascuno con una umiltá si graziosa, che par che riceviate e non diate. Conoscesi poi in voi una dolcezza si fatta, che io. per me, giudico che sieno stati canonizzati venticinque santi di men bontá de la vostra; né per altro vi dilettate di vivere amorosamente, che per essere tutto amore e tutta caritá. E lo dico per dire il vero, c non per pagarvi con le lodi i cento scudi che mi mandaste di Francia e i cento datimi qui, con il gran saio di velluto paonazzo franciato, tutto sparso di ariento battuto, con punte d’oro nei tagli, il qual lampeggia come il lume de la gloria, che vi accende il nome per le opere che fate, e a Dio e noi accette. Ora Vostra Signoria reverendissima viva felice ne la sua perfezzione.

Di Venezia, il 21 di novembre 1534.

XLIV

A MONSIGNOR GUIDICCIONE

Da Paolo III non desiderava altro che un breve di familiaritá, né mai fu sua intenzione di voler servire nella curia papale. lo, elegante spirito, mi maravigliai piú quando lessi una del Bernardi circa il mio venire ai servigi del papa, che non si sarieno maravigliati i buoni, se Farnese non fusse asceso a quel grado, che gli inganni de la simonia e degli uomini gli hanno interdetto molti e molti anni. E, per dire a Vostra Signoria celebratissima, stando io in preda d’una malvagissima febre e tutto occupato nel letto, mi fu mostro un capitolo, nel quale monsignor Giovanbattista mi esortava a predicare i meriti di Sua Santitá, fatto pontefice per divina volontade e non per umano