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d ) alla lett. cccxix, soppressa, perché, nel frattempo, della (Jtnattild di Cristo egli aveva pubblicata una nuova edizione, con dedica all’imperatrice Isabella, datata da Venezia, io agosto 1538; e) alle lett. cliv e cccvm, entrambe soppresse, Puna, probabilmente, perché era ridicolo ormai parlare di proprietá letteraria ceduta al Marcolini, dopo le tante ristampe, non autorizzate; del primo libro delle Lettere ; l’altra, perché, quale semplice biglietto d’accompagnamento a una lettera da inserirsi nel voi. (la i.xix), s’era forse infiltrata nella Af l per la fretta e contro la volontá dell’autore; f) alla lett. cclxxxix, soppressa, perchè, forse, doveva sembrare inutile (e in ciò l’A. s’ingannava) la giustificazione degli errori tipografici dell’edizione; .£•) alle lett. cxxx e cxcvi, ritoccate per ragioni politiche; e finalmente h ) alle lett. clxii, ccxl, ccxcim-iv, cccv, rimaneggiate per altre ragioni che non è possibile precisare. Che codeste soppressioni e ritocchi sieno dovuti a opera diretta dell’A., a me sembra fuori di discussione. E a lui del pari debbono appartenere non solo raggiunta fatta alla lettera ccxliii; non solo le correzioni, d’indole piú propriamente letteraria, nelle lettere lxxxvii. clvii, clxiii, cxcii, cclx, cci.xxix, clxxxi, CC.xiv, cccix, cccxx, troppo importanti perché egli avesse permesso che fossero fatte da altri; ma anche, assai probabilmente, l’aggiunta al principio di moltissime lettere di un vocativo («fratello», «amico», «signor tal dei tali», ecc., ecc.), indicante i vincoli piú o meno stretti di amicizia tra lo scrivente e il destinatario. Se non che, oltre codeste varianti di pensiero, ve ne ha un subisso di meramente formali (attenuazione di qualche parola o frase troppo oscena o irreligiosa (0; correzione di alcuni spropositi tipocit., p. no, pur ammettendo (iu conformitá dei docc. pubblicati dal Luzio) che fu iniziato un processo, crede che dal racconto tradizionale «siano da togliere i particolari del Serena e della madre della Pierina Ricci». Sará. Ma qualcosa e il Serena e la Ricci dovettero pur fare all’A., perché questi, cosi affettuoso verso di loro nella A/ 1 (1537), mutasse poi totalmente sentimenti, specialmente nei riguardi del primo, nella A/ 3 (1542). E l’accusa di sodomia, che egli, in questa, muove pubblicamente al Serena, non fa pensare a una ritorsione? (1) P. e. nella lett. vili alla frase «purché non ci sien su ipocrisie, né stigmali, né chiodi», fu sostituita l’altra: «purché non ci sieu su cliietarie». Cfr. anche Luzio, L’A. a Pe«., p. is, n. 3.