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XXV

A MESSER BATTISTA NATALE

Ha procurato al Trevisano un buon padrino nella persona di Emilio Marescotti. Nessun merito ha avuto nel restituire al Natale trecento zecchini, perduti dall’amico in casa sua. Coloro, creatura generosa, che sanno servire altrui, son degni di esser sempre compiaciuti da altri. Perciò devete voi, che séte fuor di modo servente, e sol bastano i cenni a trar le gran somme dei denari di mano a la vostra inaudita liberalitade, pigliare sicurtá d’ognuno, come la pigliate or di me, accioché io faccia si che l’amico vostro Trivisano sia accomodato d’un padrino, che sappia, ne la occasione del suo combattere, redurgli in pratica alcuni di quegli accorgimenti atti a salvargli la vita e l’onore. Io, tosto che ebbi la lettera che mi scrivete per cotal cosa, andai a lo illustrissimo conte Guido Rangone. e, con quella domestichezza che io posso usar con la sua dolcezza, ottenni, senza «che *, senza «forse» e senza «ma», che il signor Emilio Mariscotto gli sia duce ne lo steccato. E cosi ve ne aviso e ve lo confermo; e può ben rallegrarsene il giovane che debbe condursi in campo, perché una frotta d’armati non va sicura, se non ha la guida esperta. E, benché il core, l’animo e le mani abbiano a combattere, non è che la tromba non desti la fierezza del cavallo. Or pensisi se i ricordi del cauto maestro raccendano le forze de l’uomo. E piú vi dico che il capitano, eletto a conducerlo il di de la giornata stabilita, ha tanta fortuna, che tutti vincono i condotti dal suo consiglio i diifinire le lor liti. Si che, in quanto a quel che desideravate, potete starne senza alcun fastidio; e, se l’opera mia è buona in altra cosa, eccomi pronto e a trovar cavalli e arme e genti per accompagnarlo. Ma, se non mi richiedete senza rispetto, non uscirò mai di debito con voi, che non mi avete donato cinquanta passi né vinticinque parole, come vi dono io, ma t