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gelo durante il sacco di Roma, rivolgesse malinconicamente il pensiero al lontano Pietro Aretino, come al solo che avrebbe saputo scrivere la lettera, ossia l’«articolo», atto a risolvere cosi disperata situazione (*). Se non che l’Aretino, giornalista anche in questo, considerava le opere dell’ingegno, che gli costavano cosi poca fatica, presso a poco come il danaro, che guadagnava con tanta facilitá. Oltre duemila lettere egli narra d’avere scritto fino a mezzo il 1537 ( J ): eppure, quando, verso quel tempo, si pensò dai giovani che gli bazzicavano in casa (principale allora, tra questi, Niccolò Franco) (3> e dal suo compare Francesco Marcolini a riunirle in volume, si riusci a metterne insieme poco piu di un centinaio. Ma codeste erano inezie, che non sgomentavano di certo un Pietro Aretino. Quante lettere occorrevano ancora per riempire un giusto volume? Cento? dugento? Egli le avrebbe scritte. Provvedesse piuttosto il Marcolini a iniziare presto la stampa e a dar fuori una buona edizione ( 4 ). Non sembra, per altro, non ostante cotale raccomandazione, che autore e tipografo avessero per allora molta fretta. L’Aretino, un po’ a causa d’una malattia ( 5 ), un po’ perché non si sentiva in vena, non giunse, in oltre quattro mesi (dal 23 giugno al 29 ottobre), a scrivere se non una sessantina di lettere. E, dal canto suo, il Marcolini, occupato intorno alla stampa del quarto libro dell’/?rchitettura di Sebastiano Seriio ( 6 ), non cominciò nemmeno a comporre il materiale che gli era stato consegnato. Ma, sopraggiunto il novembre, le cose mutarono. L’Aretino, preso dalla febbre di finire, buttò giú in soli quarantasette giorni (dal 2 novembre al iS (1) Si veda una lettera di Sebastiano dal Piombo, in Lett. all’A., ediz. Landoui (Bologna, Romagnoli, 1873), I‘, 13, e cfr. Luzio, P. A. a yen., p. 16. (а) Si veda la lett. al Vasari, in questo voi., p. 244- (3) Lezio, L’A. e il Fr. cit., p. 240. (4) Lettera al Marcolini del 22 giugno 1537, in questo voi., p. 181. (5) Si veda la lett. alla duchessa d’Urbino del 9 dee. 1537, P- 349 - ha malattia, di cui si parla in questa lettera, dovè, probabilmente, angustiare maggiormente l’A. dal 29 settembre al 17 ottobre 1537; periodo pel quale non si ha nessuna lettera. (б) Lettera al Marcolini del 18 sett. 1537 in questo voi., p. 233. Si veda anche Regole Generali di architettura sopra le cinque maniere de gli edifici, cioè, Thoscano, Dorico, Ionico, Corinthio, et Composito, con gli esempi dell’antiquitá, che per la magiorparte concordano con la dottrina di Vitruvio (M.D.XXXVII. In Venetia. Per Francesco Marcolini da Forli. Cum privilegii); nella quale opera, al tergo del frontespizio, è riprodotta, ma con la data del io sett. e qualche variante, la cit. lett. al Marcolini. Cfr. l’opera appresso citata del Casali, p. 47.