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E vergogninsi i monarchi terreni! Non parlo del saggio e valoroso duca Francesco Maria, ai meriti del quale m’inchino mattina e sera; ma di quegli che lasciano le lodi, che se gli solevano dare, e i libri, che si imprimevano a nome loro, non pure a privali gentiluomini, ma a le scimie ancora. E merita di sedere a la destra de le croniche del Iovio l’atto del Molza e del Tolomeo, i quali fecero recitare una lor comedia a tutti gli staffieri e a tutti i famigli di stalla di Medici (magnanima memoria), facendo star di fuora tutte le gran gentaglie. E, per dirvi, Omero, nel formare Ulisse, non lo imbellettò con la varietá de le scienze, ma lo fece conoscitore dei costumi de le genti. E perciò io mi sforzo di ritrarc le nature altrui con la vivacitá con che il mirabile Tiziano ritrae questo e quel volto; e, perché i buoni pittori aprezzano molto un bel groppo di figure abozzate, lascio stampare le mie cose cosi fatte, né mi curo punto di miniar parole. Perché la fatica sta nel disegno, e, se bene i colori son belli da per sé, non fanno che i cartocci loro non sicno cartocci ; e tutto è ciance, eccetto il far presto e del suo. Eccovi lá tante opre, le quali ho partorite con l’ingegno prima che ne sia stata gravida la mente. E, perché si fornisca di vedere ciò che sa far la dote che si ha ne le fasce, tosto udiransi i furori de l’armi e le passioni d’amore, ch’io doveria lasciar di cantare per descrivere i gesti di quel Carlo augusto, che inalza piú gli uomini a consentire che se gli dica uomo che non abassa gli dèi a non soportare che se gli dica iddio. E, quando io non fosse degno di onor veruno mercé de l’invenzioni , con le quali do i suoi spirti a lo stile, merito pur qualche poco di gloria, per avere spinto la veritá ne le camere e ne le orecchie dei potenti, a onta de l’adulazione e de la menzogna. E, per non difraudare il mio grado, usarò le parole cadute da la sacra bocca del magno Antonio da Leva: — L’Aretino è piú necessario a la vita umana che le predicazioni, perché esse pongono in su le dritte strade le persone semplici, e i suoi scritti le signorili. — E il mio non è vanto, ma un modo di procedere per sostener se medesimo, osservato d’Enea dove non era conosciuto. E, per conchiuderla, accettate il dono, ch’io