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e perché le sue vertú me ne sforzano, sottometto i miei servigi ai suoi comandi.

Di Venezia, il i8 di decembre 1537.

CCCVI

AL MAGNIFICO MESSER PIETRO TRIVISANO

DAI CROCICCHIERI Ricorda con rimpianto Ferier Beltrami. Ma meno si vive e meglio è. Subito che vi viddi intorno a! letto del signor don Lope Soria, di donde pur alora l’Eccellenza de la duchessa d’ Urbino s’era partita, avendolo visitato infermo, mi sentii tutto commovere da la ricordanza di messcr Ferrier Beltrami, ché, discompagnato da lui, mi pareste un giorno senza sole. Quante volte, vedendovi insieme ne la chiesa, a la confessione, in barca e in casa, ho io detto con meco stesso: — Ecco il testimonio de la perfetta amicizia e l’essempio degli onesti piaceri ! — Ma, per avervelo tolto Iddio, che ve lo diede, vi consiglio che cerchiate acquetarvi. Oltra ciò, non doviamo ratristarci, s’altri ci va inanzi nel camin che tutti pur faremo. 11 mondo è una stanza prestataci dal beneplacito di Cristo e de la natura; e chi men ci sta, piú ci vive, peroché la morte è vita, poiché si esce con lo spirto libero de la prigione, in cui tengonci serrati tutti i fastidi che si ponno immaginare. Ecco: ne le cittá l’invidia, la ingiustizia e l’ambizione trafiíge; ne le ville si trasformano i costumi civili in quei de le (ere; i figliuoli causano le cure d’aricchirgli e le paure di perderli; dal vedersene senza nascon gli stimoli d’avergli; le paci partoriscono la lusuria, e le guerre spargono il sangue; il dominare è preda de le sospezzioni ; la servitú è subietto de la desperazione; la povertá è fuggita da ognuno e la ricchezza da ciascun rubata; la gioventú è sottoposta agli impeti e ai furori e la vecchiezza agli stenti e ai mali. Perciò il meglio de l’uomo è il nascerci e, nascendoci, morirsene tosto.

Di Venezia, il 18 di decembre 1537.