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la Pippa. Voi non mettete la sospezzione dove ella non è, convertendo in gelosia chi non ci pensava. Voi non traete de la tasca i guai e le consolazioni, né, fingendo l’amore, non morite né resuscitate quando vi piace. Voi non tenete ai fianchi dei corrivi gli sproni de la fante, insegnandole a giurare come non bevete, non mangiate, non dormite e non trovate luogo per lor causa, facendola affermar che poco mancò clic non v’impiccaste per esser egli stato a visitar la tale. Maffcnò che non siate di quelle che han le lagrime in sommo, e, mentre piangono, ci mescolano certi sospiretti e alcuni singhiozzi troppo bene tratti dal core, con ladroncellaria del grattarsi il capo e del mordersi il dito, con quello «Ei si sia», minuzzato dal fioco de la voce; né ritenete con la industria chi si vói partire, facendo ir via chi vorebbe stare. Non son dal vostro animo cotali ingannuzzi. Il vostro saper donnesco procede a la reale, né vi vanno a gusto le ciancette feminili, né vi si raggirano intorno frasche né milantatori. Pratiche onorevoli godono de la gentil bellezza, che vi fa splender rarissimamente; ferme son le speranze de lo stato, in cui trionfate degli ordini che csseguite. La bugia, l’invidia e la maladicenza, quinto elemento de le cortigiane, non vi tengono in continuo moto l’animo e la lingua. Voi acarezzate la vertè e onorate i vertuosi : cosa fuor del costume e de la natura di coloro che compiacciono ai prezzi de l’altrtJi volontá. E perciò mi son dato a Vostra Signoria, parendomi che Quella ne sia degna.

Di Venezia, il 15 di decembre 1537.

CCXCVI

A MESSER DIONIGI CAPPUCCI

Contro i medici e la medicina. Non vi date fastidio, eccellentissimo ingegno, circa le persecuzioni dei medici, che vorebbon che voi andaste in filza con il canonico del proceder loro; perché chi vói chiarire altri di quel che séte, dicasigli che usate i siroppi in cambio de le