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le fami e i piaceri di che private la voluptá, per esser il far ciò elczzion di voi stessa, vi adormentano, vi pascono e vi contentano. Di poca cosa si sodisfa la natura: fino a Terbe e a Tacque la sustentano. Ella non ha colpa de lo studio de la gola: i fagiani e i pavoni son pompe del cibo. Con altro prò si resta colui che piglia domestici alimenti, che quello che si empie di varie vivande, perché i desinari suntuosi e le cene magnifiche sono i padri e le madri dei morbi. E perciò statevi pure nei vostri panni, e uno abito solo vi ricopra le carni ornai scliife de le porpore e degli ori. Le spose di Cristo non usano perle né anelli. Esse non ritránno dal lor sempiterno Amante né sospiri né gelosia né infamia. Le feste loro sono rallegrezze del core, che gli scorge la beatitudine de l’anima. Solo i canti degli offici vi dilettano e i suoni degli organi salmeggiami. Non penetra ne le vostre orecchie il rumore degli esserci» né i gridi de le rovine altrui. Voi non vedete i sangui, gli incendi, le rapine e gli adultèri; anzi coi preghi fate si che Iddio non ci corregge con le sue ire né ci gastiga coi suoi furori. Guai a noi, se le vostre lagrime e le vostre voci non fosser de l’autoritá che vói Giesú che elle sieno! Ecco: le fughe infedeli e gli accordi cristiani derivano dai meriti de le vostre sincere menti: il del non vói negarvi niuna de le grazie clic gli sanno chiedere i vostri cori. Io non entro mai ne le chiese aministrate da la diligenzia de le nuore di Maria Vergine, ch’io non senta la soavitá de l’odore che spira la santitade e la castitá loro. Si che locatevi nel numero de le beate; da che, sazia de le miserie che, in apparenza di gradi e di onori, ce si apresentano inanzi, vi elegcste un dominio sicuro e una vita laudabile. Onde, per la fede e per la speranza c’ho nel fervore dei voti e nel merito de Topere, con le quali placate c servite Iddio, vi suplico a impetrar sanitá e lunghezza dei giorni a Tesser che Giesú mi diede.

Di Venezia, il 13 di decembre 1537.