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di godere di uno amore piú alto clie quello de le reine. Sprezzate i piacer vani, e aprezzaranvi gli onori veri. Non c’è cosa che mostri di trapassar piú ratto che l’etá giovetiile, né che paia di piú indugio andarsene che la senile: perciò infiammativi tuttavia del fine, che vi dá principio.

Di Venezia, il il di decembre 1537.

CCXCI

A DON AMBROGIO, MONICO Non è necessaria una vita piena di stenti per andare in paradiso. Lodali quindi sieno san Benedetto e i benedettini. Se il valente uomo, padre, al qual deste la lettra che mi portasse, non me l’avesse mandata per altri, poteva offerirgli la mia opra, ovunque gli fusse bisognata. Ma, non l’avendo visto, vi dirò che sempre ogni fatica mi sará spasso, purch’io compiaccia a voi e ai vostri amici. A quelle persone che mi amano sono io tenuto, cd esse mi posson disporre, come sempre potè e sempre potrá la Vostra Riverenza, la cui mansuetudine m’apri il petto suo il primo giorno che mi vide; c di ciò fu cagione il non regnarvi ne l’animo veruno atto fratesco, signorili si bene. Ma ne la religione che servite e osservate non son pidocchiarie: san Benedetto fu persona astratta da tutto il calendario, e, per antivedere lo scandolo, che si ficca nei pensieri altrui quando il disagio gli consuma, spalancò l’uscio de la commoditá ai suoi figliuoli, aciò potessino senza niuno impaccio rivolger la mente agli uffici e a le orazioni. Saccio ben mi con che brava fantasia mi pongo a scrivere, mentre mi piove sopra la manna de la liberalitá! So anche la diavolaria che mi si gira per il cervello, alora che manca omnia bona. A questo proposito, vo’ dirvi che un padre zoccolante si stava aspettando su la ripa d’un fiume tanto cupo, che gli averebbe passato la cintura, che qualcun lo varcasse amore Dei. E ci forniva i suoi di, se non ci fusse capitato un paio di religiosi del vostro ordine,