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CCLXXXIX (0 AL MAGNIFICO MESSER IACOPO BARBO Le Lettere sono tipograficamente scorrette. Ma non se ne cura. Se quei, che leggon le mie cose per forza de la dottrina e del giudizio, vi agiugnessero ciò che ci manca, levandone quel che ci avanza, qual fate voi, mi riderei degli errori de la stampa come dei peccati del clero. Certamente, si trovaria piú tosto casta e sobria Roma che un’opra corretta. Perciò vadano fuore le Lettre mie fuor del lor sesto, ché non me ne curo. E a Vostra Magnifícenzia mi raccomando.

Di Venezia, il io di decembre 1537.

CCXC

AL MAGNIFICO MESSER FEDERICO BADOARO

Lodi ed esortazioni. Son due gran cagioni, figliuolo, quelle che muovono l’affetto del cor mio a grandemente amarvi: l’una viene da l’antica riverenza con cui sempre osservai le sempiterne vertú del magnifico messer Luigi, oratore a Cesare e padre a voi; l’altra nasce da la dottrina con che illustrate non pur la casa e la persona vostra, ma la gioventú de la nobiltá veniziana. Come è possibile che maturiate con la prudenzia canuta tutto l’acerbo degli anni verdi? Seguite il camino che con si gagliardo piede avete cominciato, perché tosto arivarete a l’albergo de la lode. Sieno le donne de la vostra mente la Fama e la Gloria, e vagheggiatele ne la chiesa del vostro studio, se volete vantarvi (1) Soppressa io 1*. Arktino, Lettere - 1 . a.í