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CCLXXXVII

A MADONNA MADDALENA CARTOLINA

Ringrazia del dono di due vasi di olive, ne chiede altre, e narra dell’amore tra Polo Bartolini e la Pierina Ricci. Se l’olive, che m’avete mandate, lusserò di minore bontá, t due altri vasi, che vengono a voi aciò gli empiate de l’altre, non vi verrebbono. Io vi giuro che mai ho mangiato le piú buone né le piú belle. A punto in Toscana, maestra de le gentilezze, si conciono a la foggia che son conce le vostre. Quelle di Spagna si stanno ne la boria de la grossezza; le bolognesi, per non essere fesse, come anco non sono fesse le spagnuole, tengono l’amaro che si recano de l’arbore; le pugliesi si posson chiamar «sputapane», per esser tanto piccine. Onde il vanto de la bontá si rimane dal vostro lato. E però vengo a sollecitarvi che noi n’abbiamo parecchi piú, che le due zare a pena han tócco il palato agli amici. Messer Polo, vostro figliuolo c mio, si dá un tempo da signore, e tanto vive quanto vede madonna Perina, sua moglie e vostra nuora. Né la riconoscereste, di sorte è cresciuta de la persona, de la bellezza e de la bontá, la quale c di molto maggiore stima. Statene pur lieta, ché, per Dio, ella è una coppa d’oro, che serba in se stessa tutte le vertú che si desiderano in una fanciulla. Se vedeste con qual prudenzia, con che timore la si sta col marito, vi innamoraria. E quel che mi trae il core è la madre, che ne impazza di contentezza. Io, perché cosi mi pregaste, non ho consentito che si litighi con esso seco, anzi il buon garzone l’ha servita del suo: a ogni modo, doppo i giorni di lei, tutto sará loro. Ora salutate in mio nome le cognate de la mia figlia, «ditegli che tosto farò che il lor fratello le verrá a vedere. Raccomandatimi a messer Vincenzio.

Di Venezia, il io di decembre 1537.