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la natura vi ha posto lo stile e la invenzione ne la fantasia e ne la penna. Io non so come la vena non vi si secchi nel comporre di tante opere. A me parve giá d’esser quello che sputasse i libri interi interi, ma séte pur voi che cosi fate. La vecchiaia, Pamore, la grande spesa e la poca entrata m’hanno intiSichito l’intelletto, talché quel mio servitor, che, sentendo leggere i miei Salmi, disse: — Mi non so u’ diavolo il padron si catti tante bagattelle — noi direbbe piú.

Di Venezia, il 7 di decembre 1537. CCLXXXIII (*> AL VARCHI Invia quattro sonetti di Niccolò Franco. Messer Nicolò Franco, che doppo me sará un altro me, il quale non pur si degna scrivere le cose mie, ma di viversi con meco in casa sua ancora, ha composti cento sonetti, dei quali io vi mando i quattro qui sotto scritti, solo perché vediate con che bel modo e con che altezza egli non calpesta la via comune, risolvendosi che la poesia, pittura de le orecchie, senza l’invenzione, veramente anima de lo stile, è un tedio di parole ordinate. Ora vagliaci, nel giudicargli, la veritá che fa dir la conscienzia, e non la bugia che esce di bocca a l’Amore.

Di Venezia, il 7 di decembre 1537. 3 (1) Soppressa in M .