Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/332

CCLXVII

A MESSER GIROLAMO ROSELLI

Lodi e incoraggiamenti. I sudori, figliuolo, che vi stillano da dosso le fatighe de lo studio che fate in Padova, vi spruzzaranno di continuo il nome d’altre acque che di rose. Perciò le mani del vostro prestante ingegno non tentino d’asciugargli, anzi lascingli piover giuso, perché si convertiranno nel liquore che spegne la sete de la fama e de la gloria. E cosi la patria nostra si rallegrará nei vostri onori, come faccio io, che, mosso da le vertú che v’adornano, vi amo, lodo, osservo.

Di Venezia, il 2 di decembre 1537.

CCLXVIII

A MESSER LIONARDO PARPAGLIONI

Ne loda alcuni versi, e definisce la fama e l’ambizione. Io, figliuolo generoso, ho visto i versi che personalmente m’ha recati il grazioso e costumato messer GiufTré Cimami, c mi paiono pur troppo grandi di stile e d’invenzione, massimamente uscendo da la vena de la gioventú vostra; e tanto piú gli stimo quanto men ne fate professione. E, perché, con la lettra venuta con esso loro mi dite che séte stato pregato di dimandarmi che cosa è fama e ambizione, io, figliuol mio, non son torcimanno de la filosofia né secretario d’Aristotile.e, parlandovi a la semplice, dicovi che mi par che la fama sia matrigna de la morte e l’ambizione sterco de la gloria. State sano.

Di Venezia, il 2 di decembre 1537. n