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materia inusitata agli scrittori, le penne dei quali, sospese in se stesse, ardono nel desiderio di ritrare in mille carte i gesti destinati a le vertú di Vostra Eccellenza.

Di Venezia, il 29 di novembre 1537.

CCLXIII

A LA SIGNORA ARGENTINA RANGONA PALAVICINA

Congratulazioni pel matrimonio di Gian Francesco da Bagno con Bianca Rangone-Collalto. Io, contessa, non vi scrivo questa per ringraziarvi del dono di iersera, né per movervi a mandar tosto quello che m’avete aparecchiato, ma per rallegrarmi de la lode che la voce publica dá a la Eccellenza del conte Guido e a la vostra, per le nozze de la nipote di Quelle, peroché s’è visto ne la superbia de la pompa loro amor di tenerezza di padre e di madre, e non alletto di severitá di zii. Io non so clic piú nobiltá di stirpe, né che piú commoditá di robba, né che piú creanza di signore si possa trovare per le vostre proprie figliuole. Il conte Gian Francesco da Bagno, legato da la sacra catena del matrimonio consumato fra lui e la signora Bianca Rangona Collalta, essendo obligato, come son tutti gli uomimi, a le virtú singulari del vostro gran consorte, ha fatto, con la cortesia usatagli da la sua innata bontade, un debito inestimabile; perché, fra l’altre cose, gli date in dote la gentilezza, la grazia, la modestia, la continenza, l’onestá, l’onore, il costume, l’umiltá e la vertú. E tutte le gioie, ch’io dico, sono dei doni che v’ha concessi Iddio, acioché potiate aricchire non solo i parenti, ma le ministre dei vostri servigi ancora. Due case si veggono oggi di piú riguardo che i tempii, nel cui cerchio l’altczze de le mura assicurano l’altrui verginitá: l’una è quella de la venerabile Lionora Gonzaga duchessa d’Urbino, l’altra l’abitazione de la religiosa persona vostra. E perciò Cristo vi accresce fama al nome e gloria a l’anima, sodisfacendovi fin con la consolazione, ch’avete