Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/325

fatica a nocermi), è in prigione, e, per saper ch’io son cosi fatto, mi perseguita con le polizze; onde pato il fastidio che pale egli, finche noi cavo di lá. Ma, se io son tale con simili, che si crede ch’io sia con le graziose, nobili e virtuose qualitá di Vostra Signoria? a la quale, subito che la vidi, donai tutto l’amore e tutta la fede che pon donarsi agli amici.

Di Venezia, il 29 di novembre 1537.

CCLXII

AL DUCA DI CAMERINO

Lodi. I di nostri, signore, i quali hanno visti piú miracoli che tutti i secoli passati, sazi d’ogni altra maraviglia, rivoltano a voi l’occhio de lo stupore, peroché la concordia de le stelle, per mostrare quanta sia la cortesia dei fati, transformò le grazie loro nel seme, che, spargendosi nel terreno riguardato, ha prodotto l’arbore de la vostra vita; e perciò le vaghezze de le sue frondi, la soavitá dei suoi fiori e i sapori dei suoi frutti dilettano, confortano e nutriscono il viso, l’odorato e il gusto de le genti. Due simulacri, il sole e la luna, locò Iddio nel piú bello spazio del cielo per pompa de la sua potenza; e due statue, Francescomaria e Lionora, ha sacre la natura nel piú degno luogo d’Italia per gloria de le sue opre. Onde la imagine vostra, fatta a la similitudine di tali essempi, ripiena de la vertú, che infonde in voi il paterno e il materno lume, rischiara il generoso degli animi col valor nuovo d’una luce tacita; talché il mondo, che si rallegra di tanto ornamento, contempla l’occasione che move la viril gioventú di Guidobaldo a pigliare una parte de l’imprese commesse a la invitta lealtá del grandissimo genitor suo, peroché niun altro saria atto a esseguire gli ordini prescritti da la sua smisurata provnlenza. Ma noi vedremo pur una gara gloriosa, mentre un cosi fatto figliuolo, invidiando gli onori di cotanto padre, tentará d’avanzarsi sopra i carri dei suoi trionfi, dando