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i poeti gracchieranno un secolo, prima che se gli impeli la beretta e il saio, non vo’ dir la veste. Poco prò fa a un poltrone l’essere vantato nei versi: giova bene a un, che ha il torto, la ragion che gli dan le chiose. È una pecora chi crede che il Petrarca non mangiasse mille volte del pan pentito, per aver detto «abrenuntio» al Codice e al Digesto , inghiottendo la vacca del tinello del vescovo, che egli pur servi, con l’animo che la inghiottisce oggidí ogni musico musicorum, disse la Nanna. Perché il mondo fu del continuo a un modo, e tuttavia il tristo andò a man ritta del buono. Perciò adoratevi da voi medesimo, poiché per consiglio di voi stesso volete che altrui suoni ai vostri canti.

Di Venezia, il 24 di novembre 1537.

CCL

A MESSER FRANCESCO BACC

1 Due cittá bisogna assolutamente vedere: Roma e Venezia. Ma quanto è piú bella la seconda e come ci si vive bene! Se io, fratello, avessi fornito di credere circa la vostra venuta ciò che mi promesser le lettre e quel che mi confermár le parole di messer Tarlato, mi adirarci con la mia semplicitá e col vostro non venire; ma, sapendo io la fatica che sarebbe a trarvi il piè fuor de le commoditá d’Arezzo, ne la nuova, che di voi ebbi, feci, nel darle credenza, come uno che, dormendo un poco disconcio, nega e consente col capo. Vorria la ragione de l’amicizia che voi vi transferiste un tratto qui per amor mio, poiché tante volte mi son transferito costi per conto vostro. Credamisi pure che quegli, che non veggon Roma e Venezia, son privi de l’obietto de la maraviglia, benché differentemente, perché ne l’una pazzeggia l’insolcnzia de la fortuna e ne l’altra passeggia la gravitá de la monarchia. È strana cosa il vedere la confusione di cotal corte, e bello spettacolo il contemplar l’unione di cosi fatta republica. Egli si può imaginare fino al paradiso, per modo di dire; ma niuno potria fabricarsi ne la