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CCXLIV

AL VARCHI

Si scusa di mandare un sonetto assai brutto in confronto di due del Molza e di Giulio Camillo Del Minio. Il signor Molza, fratello, e inesser Giulio Camillo possono rispondere a qualunche gli scriva prose e versi, perché tutte le cime son tócche dal dito de l’ingegno loro. Ma io non debbo tór mai la penna, senza temere di non publicar da me stesso l’ignoranzia mia. Perciò non vi maravigliate se tardi e mal volentieri rispondo, col sonetto ch’io vi mando, a quello che voi mi mandaste. Acettatelo lietamente, poiché l’oscuritá sua dimostrará piú candidi quegli dei due famosi spiriti.

Di Venezia, il 22 di novembre 1537. Le illustri man del chiaro ingegno vostro ad oltraggiar la morte e ’1 tempo pronte far denno i Varchi, onde si poggia al monte, ch’a pochi in ogni etá piano s’è mostro. Però ’l gran Molza col felice inchiostro ingemmata di lodi havvi la fronte, e ’l buon Camillo, le cui lingue cónte son due squille maggior del sermun nostro. Certo, giusta cagion gli alti intelletti dei duo rivolse a darvi quegli onori, che vi fanno il mortai porre in oblio. Ma voi move con puri e dolci affetti natia bontade, e i suoi cortesi ardori vi fan ritrare in carta il nome mio.