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che fanno scordar se stesso, non pur questo e quel compagno. Io dico ciò in vostra scusa e in mia reprensione. Scuso voi del non esser, gran tempo è, venuto a vedermi; e riprendo me, che per tal ciancia ho dubitato che non mi amiate. I-a richiesta, che mi fate perch’io vi battezzila figliuola, mi chiarisce che le faccende e non il poco amore ne sono state cagione. Onde io, che debbo per ciò riprendere la debilezza de la mia fede, la riprendo quanto posso, e, riprendendola, accetto il comparatico, perché egli sia fra noi un perpetuo pegno di benivolenza. Or io verrò, se piace a Dio, a Santa Maria Zibinigo in sul vespro, secondo l’ordine impostomi.

Di casa, il 15 di novembre 1537.

CCXXXV

A MESSER BATTISTA STROZZI

lx) dissuade burlescamente dall’andare alla guerra. Non so quale spettabile viro mi giura che di nuovo il ghiribizzo vi rimena a non so che impresa. State a Coreggio, ser uomo; statici, dico; ché, al corpo di me, voi andate cercando ch’io vi sguaini un patafio sopra il deposito sacratovi da due pezzi d’assi. Io mi credeva che la cacaruola di Montemurlo vi avesse fatto savio, e voi scappate piú che mai. E ciò causa la sentenza ciceroniana nel trattato Del tiranno , la quale è rabici di tutti i vostri propositi. Io vi ritorno a dire che attendiate a confabulare con la lira intorno al fuoco de la nostra padrona signora Veronica, spiccando due stanzette dal proviso eroicamente, lasciando girandolare ai girandolini. Io mi trasecolo come, nel ritrovarvi a Prato sepellito in quel tino di paglia (onde diceste al cavallaccio, che, non sapendo che voi ci foste, volea tór due bocconi: — Io mi rendo—), non faceste boto a quante Nunziate sono al mondo di non ragionare mai piú di libertá né di soldo. Orsú! il diavolo e la pazzia vi tenta .e strascina andarvi; e perciò andativi, ma passo passo, dietro