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CCXXIX

AL PROTONOTARIO GRANVELA

Complimenti. La gentilezza di Vostra Signoria, che per via di messer Agostin Ricchi con tanta caritá d’animo me si offerisce, mi reca piú tosto vergogna che alterezza; perché, sapendo io il grado che tiene con la Maestá del mio benefattore il signor vostro padre e quel che avete voi con la vertú, doveva non pur visitarvi con lettre, ma trasferirmivi inanzi costi in Padova in persona, sodisfacendo ai vostri meriti e al mio debito. Ma io ricevo per un bel dono la cortesia vostra, la quale, per ubidir a la creanza dei costumi dativi con tutti gli onori da la natura e da la dottrina, ha fatto l’ufficio apartenente a la servitú mia: del che ve ne rendo grazie inusitate. E parmi aver fornito di stabilire le speranze in cui m’ ha posto la pietá cesarea, poiché Iddio mi provede di cotanto padrone. Io mi congratulo meco stesso di si caro acquisto, e so che ne ritrarò continua reputazione e continui favori, perché la degnitá del legnaggio, congiunta con la scienza, infonde in altri nuovi spirti di divinitá. E perciò non è maraviglia, se voi, nobile e dotto, punto da l’uno e da l’altro sprone, mi date commoditá di prevalermi del potere che avete. Ma perché non debbo io, in ricompensa di si fatta proferta, donarvi con libero possesso tutto quel poco ch’io sono? Acettatelo prima che l’etá mi faccia disutile, e disponetelo ai servigi che vi piace, ché sempre trovarete sana la volontá, dove le forze fossero inferme. E, mentre ciò farete, rubate l’ore al di e a la notte, spendendole negli studi, infino a tanto che conleghiate con la facultá de la fortuna i beni de l’ingegno, i quali son perpetui; né si chiudono perle in oro, che sien belle come la vaghezza de le lettre che adornano un vostro simile. Gran prcvilegi son quegli de la dottrina ! Ella guarda i suoi famigliari