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ché, essendo lo imperadore il fermamento di quella fede, del qual séte il padre, vi ha dato a la sua potestá, perché voi innestiate le voglie papali con i voleri cesarei, onde i grandi accrescimenti dei vostri onori splenderanno in ciascuna parte de l’universo. Ecco il buon Carlo, che tutto mansueto vi ritorna nel primo stato; eccovelo inginocchiato inanzi con l’umiltá che si debbe a chi tiene il luogo di Cristo e al grado di cesare. In Sua Maestá non è superbia. Si che attenuivi a le braccia de la potenza concessale di sopra; e, rivolgendo la catolica spada inverso il fiero petto de l’Oriente, trasformatelo nel subietto dei vostri sdegni. E cosi da lo inconveniente, in cui vi ha posto la licenzia dei peccati del clero, con laude e gloria uscirá il premio de la pazienzia, che perciò ha sofferta la constantissima Vostra Santitade, i piedi de la quale bascio divotamente. Di Venezia, Tultimo di maggio 1527.

VIII

AL MARCHESE DI MANTOVA

Lo ringrazia del dono di cinquanta scudi e d’un giubbone d’oro, gli ricorda una promessa fatta a Tiziano e gli annuncia opere del San sovino e di Sebastiano del Piombo. Perché io so che Vostra Eccellenza vòle che quegli, ai quali Ella dona, la ringraziano con il non ringraziarla, dirò solamente che Mazzone, mio servidore, mi ha dati i cinquanta scudi e il giubbon d’oro che mi mandate. Dirò ancora che toniate a mente la promessa fatta a Tiziano, mercé del mio ritratto, che io in suo nome vi feci presentare. Credo che messer Iacopo Sansovino rarissimo vi ornará la camera d’una Venere si vera e si viva, che empie di libidine il pensiero di ciascuno che la mira. Ho detto a Sebastiano, pittor miracoloso, che il desiderio vostro è che vi faccia un quadro de la invenzione che gli piace, purché non ci sien sii ipocrisie né stigmati né chiodi. Egli ha giurato di dipingervi cose stupende: il quando