Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/259

grazia, fatela a me, che con il core e non con queste parole vi prego ad aver cari i miei si cari amici, Tesser dei quali sono me proprio, E di tutta la somma de la cortesia, che per i tempi adietro e per gli inanzi Vostra Signoria illustrissima m’ha usata e usará, la mia grata natura ne terrá perpetuo conto con Quella.

Di Venezia, il 29 di settembre 1537.

CCVIII

A MESSER FRANCESCO QUIRINI

Lodi. Nuovo, non pur grande, signor, è Tobligo che avete con la natura, poiché la liberalitá sua ha ornato voi de la vertu, de la nobiltá e de la bellezza; dono degno d’essere antiposto ad ogni altro, per essere il fiore de la voce, che la proferisce, e il frutto de l’occhio, che la contempla. Ed è suta mirabile la sorte sua, poiché il mondo non vede cosa di piú splendore, né piú amabile, né piú atta a trare a fine i suoi desidèri. Ma, se ogni persona ricca d’una de le tre Grazie è ammirata dagli uomini, come credete che si ammiri voi, che godete di tutte insieme? Chi vòle imparare a donar i suoi voti a ciascun che gli richiede, miri la maestá del vostro volto e ascolti la dolcezza de le vostre parole, overo riguardi al merito del sangue da cui avete origine. Certo, io non veggo fanciullo che piú di voi alzi la speranza dei padri veniziani; e le maniere e le lettre e l’azzioni vostre sarebber troppe ne l’etá matura, non pur ne l’acerba. E l’opere che fate, sendo di sedici anni, promettono al tempo debito laude e fama a la patria. E, si come messer Girolamo, magnifico padre vostro, eredita le celebrate qualitá del divino Vicenzo, vostro avo, cosi voi con il favor del cielo ereditarete le sue. E di ciò fa segno l’intelletto, la dottrina e l’attitudine ne le faccende universali, che traete da lui, non altrimenti che abbiate ritratta nel viso la sua propria sembianza. Onde io nae ne rallegro tanto piú, quanto men