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dei nitnici, che vi ha fatto lo stato, in cui vi trovarete piú onorato che mai. Ché ben si sa che la Fortuna, per dimostrare d’aver somma podestá con i principi, talor li incarcera, come incarcerò papa Clemente e il re Francesco, ma con altro carico: perché de la prigionia di Sua Santitade è incolpata la miseria, e di quella di Sua Maestá la trascuratezza; ma la vostra nacque da la perversitá de l’invidia. La qual voglio che laudiamo, poiché il vostro dritto è stato difeso da l’impcradore, verace signor nostro, la cui religione ha tanto potere in cielo quanto dominio in terra; onde io tengo beatitudine la vostra, avendovi condannato altri 0) e asoluto Cesare. Divino è il giudizio di Carlo e la sua mente giusta. E chi si vuol chiarire che le vostre opre non son tali, quali ha voluto altri che elle sieno, pigli argumento da l’amore che vi porta Augusto e da l’osservarvi de l’ottimo Ercole di Ferrara, a la cui Eccellenza debbo la maggior parte di quel ch’io saprò e potrò mai scrivere, si fatta è stata la sua cortesia inverso di me. Or io, con affetto d’uomo non simulato, bascio le mani di Sua Signoria illustrissima e de la Vostra reverendissima.

Di Venezia, il 29 di agosto 1537.

CLXXXI

A MADONNA PERINA RICCIA

La esorta a tornare dalla villeggiatura delle Gambarare a Venezia. Dice il proverbio de le donnicciuole, figliuola, che «c ciò che è di patto non è d’inganno». Voi e messer Polo e la Caterina, col famiglio e con la fante, mi chiedeste licenza di stare a piacere in villa otto di; ed, essendone passati dieci, mi par quasi dovere il ritornare a casa. Io ho caro che vostra madre, con somma contentezza sua, abbia mostro a coteste genti dure di (1) Nell’egempiare di Af 1 che ho presente [si veda /Vota bibliografica J «altri» è corretto a penna in «Paulo», cioè Paolo III.