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CLXXVIU AL VALDAIJRA Non per i 40 scudi ricevuti, ma per la stima che ha di lui, gli ha dedicato il secondo dei Ragionamenti. A suo tempo avrá cura di far recapi tare a don Pietro di Toledo il primo libro delle Lettere. Ancora, fratello, che il tòsco, con il qual la sorte vi ammorba l’animo, abbia ucciso il mio nome ne la vostra memoria, onde piú di me non cercate né piú di me vi ramentate, non è perciò ch’io, che non conobbi mai l’amicizia de la fortuna, di voi non cerchi e di voi non mi ricordi, forse con maggior ansia che non faceva quando eravate in migliore stato. E credetelo pure che vi intitolai il Dialogo non per i quaranta scudi, dei quali m’accomodaste, ma per cagione del vostro generoso valore e per il zelo de l’amore che portate a la vertú. Né averei indugiato a rendervigli, se i libri del Marcolino, che montano molto piú, non vi fussero rimasi in mano. Ora io so che vi ricordate del parlare che giá vi feci d’un fratello di messer Tarlato Vitali, mio parente, tanto a core del mio desiderio, che sol desidero fargli bene. E perciò, quando sará tempo, gli indrizzarò un libro di Lettre , ch’io faccio stampare, ed egli le presentará al veceré per vostra intercessione. E, perché sempre m’avete fatto sperare ne la cortesia di Sua Eccellenza, la quale anche per se stessa si è mossa a promettermi, come pur sapete, caso che Iddio deliberi che la mercé d’un tanto principe mi si rivolga, voglio che cotal grazia sia di colui che vi porta questa carta. Intanto eccomi tutto pronto ai piaceri del grazioso messer Bernardo.

Di Venezia, il 26 di agosto 1537.