Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/215

me per grazia sua. E io il confesso, perché si rifarieno le mumie, se del continuo il mondo le visitasse coi tributi; e di ciò rendo a Cristo laude, ché certo son doni suoi e non meriti nostri. Ma saria pur compita la mia contentezza, se il buon Bitte movesse se stesso con gli argani de ramicizia, conducendosi in questa cittá miracolosa, onde io potessi goderlo, mostrandogli in che modo il mio animo brami onorarlo. E, quando sia che da T occupazioni, da la via lunga e da la vecchiaia non si consenta che vi moviate di costi, le carte in vece vostra sodisfaccino a la volontá ch’io tengo d’abbracciarvi e di basciarvi, ché, per Dio, vi abbraccio e bascio, leggendole. E perciò scrivetemi spesso: se non, crederò che il reverendo messer Camillo e Giampaolo, ai quali mi raccomando, mi amino piú di voi. E per ultimo vi prego che salutiate il conte lano Bigazzini da mia parte, perché l’amore, che Sua Signoria ha mostro a le vertu vostre, vogliono ch’io l’osservi. Né vi si scordi il darvi piacere.

Di Venezia, il 3 di agosto 1537.

CLXXII

A MESSER LIONARDO PARPAGLIONI

Procurerá di ben collocarlo a Lucca o a Firenze. A ogni modo, è pronto ad accoglierlo in casa; ma in questa non si mena piú la vita disordinata di una volta. Pongasi da parte la mia buona, liberale e amorevol natura, ché certo, se io fussi pessimo, avaro e villano, pensando agli anni che séte visso appresso di me, sarebbe forza che il mio core tutto tenero e tutto benigno vi riccogliesse nel suo grembo. Perciò si può credere eli’ io non avessi mai vostre lettre, che non respondessi come ora a questa ultima rispondo, dicendovi che il fine dei pensieri de la mente mia è di farvi quello che un padre perfetto farebbe a un giusto figliuolo. E, quando sia che una spettativa mi riesca, ve ne mostrarò gli effetti. E messer Agostin Ricchi può far fede di ciò che gli dissi di voi, ne Tessermi promessa tal cosa.