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con che gli distende Michelagnolo, il quale ha messo in tanto travaglio la natura e l’arte, che non sanno se gli sono maestre o discepole. Altro ci vòle. per esser buon dipintore, che contrafar bene un velluto e una fibbia da cintura! — 11 fatto sta nei bambocci — disse Giovanni da Udine ad alcuni, che stupivano de le grottesche mirabili di sua mano ne la loggia di Leone e nc la vigna di Clemente. E, per dirvelo, il Petrarca e il Boccaccio sono imitati da chi esprime i concetti suoi con la dolcezza e con la leggiadria con cui dolcemente e leggiadramente essi andarono esprimendo i loro, e non da chi gli saccheggia, non pur dei «quinci» e dei «quindi» e dei «soventi» e degli «snelli», ma dei versi interi. E, quando sia che il diavolo ci aciechi a trafugarne qualcuno, sforziamoci di somigliarci a Vergilio, che svaligiò Omero, e al Sanazaro, che l’accoccò a Vergilio, onde hanno avanzato de l’usura; e saracci perdonato. Ma il cacar il sangue dei pedanti, che vogliono poetare, rimoreggia de l’imitazione, e, mentre ne schiamazzano negli scartabelli, la trasfigurano in locuzione, ricamandola con parole tisiche in regola. O turba errante, io ti dico e ridico che la poesia è un ghiribizzo de la natura ne le sue allegrezze, il qual si sta nel furor proprio, e, mancandone il cantar poetico, diventa un cimbalo senza sonagli e un campanil senza campane. Per la qual cosa chi vuol comporre e non trae cotal grazia da le fasce, è un zugo infreddato. E chi noi crede, chiariscasi con questo: gli alchimisti, che, con quanta industria si puote immaginar l’arte de la lor paziente avarizia, non fecer mai oro, il fanno ben parere; ma la natura, non ci durando una fatica al mondo, il partorisce e bello e puro. Si che imparate ciò ch’io favello da quel savio dipintore, il quale, nel mostrare, a colui che il dimandò chi egli imitava, una brigata d’uomini col dito, vòlsc inferire che dal vivo e dal vero toglieva gli essempi come gli tolgo io, parlando e scrivendo. La natura istessa, de la cui semplicitá son a correzione diretta dell’A. AP ha invece: «Perché le orecchie altrui schifano oggitnal gli ‘uopi’, i ‘quanchi’ e gli ‘altresi’, come i cortcgiani la vacca, le sarde c la bacchetta del tinello».