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ex AL SIGNOR MARCANTONIO VENIERO Ringrazia del dono di due vitelli, formaggi e salami. I due piccoli vitelli, i gran formaggi e i buoni salami, i quali la magnificenza de la nobile vostra creanza m’ha fatto portare in casa, mi hanno rallegrata non la tavola, ché non diedi mai cura a quel ch’io mi mangiassi, ma per ciò, che l’uomo per natura si festeggia nel vedere l’abondanza del cibo. Onde tutta la famiglia, non pur i compagni, sono invitati da cotal apparecchio; benché la mia brigata, per grazia di Dio e mia natura donatrice del tutto e ritentrice di nulla, è sempre a la mensa del carnasciale, e, dove si manca, diasi la colpa al piú non potere e non al piú non volere. Ma non dovereste usare le cerimonie dei presenti con esso meco, non essendo io né gran maestro, né forestiere con l’amicizia vostra, de la qual sono e coi doni e senza; né mi si ficcò mai nel cor persona che piú ci abbia a star di voi, perché io non ho visto ancora un animo, una presenza e un nome che pareggi il vostro animo, la vostra presenza e il vostro nome. E son grazie desiderate da ciascuno e concesse a pochi le maniere con la cui piacevolezza vi fate schiavo ognuno, onde ognun corre a godere de la splendida vostra facultade, che piú onoratamente e piú suntuosamente spendere non si potria. E fate cosa degna di voi a non difraudare il titolo di signore con le strettezze. Or seguitate il mestier de la liberalitá, perché ella è una vertú di natura con arte, e per lei tanto siamo quanto vogliamo essere. Ma io dirò che siete avaro, se tosto qui non ritornate, acciocché io possa venire una sera ad assaltarvi apostando, percioché ci sia il nostro magnanimo cavalier Da Legge, messer Girolamo Quirini, con tutta l’altra caterva dei buon compagni. Ma, venga o non venga Vostra Signoria, io le sono e servitore e amico.

Di Venezia, il 4 di aprile 1537.