muta in lui solamente il piú volere e il piú potere giovare ad
altri. Come si sia, non la inclinazion di sopra, non la elezzion
de la temeritá mia, non la grazia de la mansuetudine vostra è
atta a tornii punto de la vergogna, né dramma del timore che
mi occupa, mentre pur vi sacro cotal volume; perché la vostra
sola dee chiamarsi «eloquenzia», poiché ella si move dal naturai
de l’intelletto con tanta facundia, che si riman confusa ne la
maraviglia la lingua che le proferisce i concetti e l’orecchie che
l’ascoltano. Perciò i miei scritti debbon risentirsi per andar ne
l’arbitrio d’un si gran duca e d’un si gran giudice. Pur mi
basta saper riverirvi nel grado e temervi nel giudicio. Né sol
io son tenuto a ciò, ma Italia tutta, perché con l’uno le avete
alargati i termini de l’onore, e con l’altro i confini de l’ingegno. Due segni ha locati la natura nel collegio de le vostre
vertú, la tarditate e la velocitá: quella vi stabilisce il senno, e
questa vi incita il valore, talché ognora vi scorgiamo dove sète,
dove è necessitá che foste. Fu pur bello il dono, che di voi
fece Giesú a Marco, evangelista suo; è anco bello il presente
che egli de le sue armi ha fatto a voi, e bellissimo il guiderdone de la gratitudine mostratagli da lo inviolabile de la fede
vostra. Veramente voi sète subietto de la republica veneziana,
ed ella è obietto di quelle tempre con che gli assicurate i pericoli e rischiarate i dubbi. Ecco Carlo quinto cesare, che, vedendovi e udendovi, onora il vedervi e premia l’udirvi, perché
vi scòrse ne la sembianza la fedeltá del vero e ne le parole lo
spirito degli effetti. Chi ha mai visto la superbia de le machine
dei tempii e dei teatri cominciati dal massimo Iulio secondo, de
la cui eterna memoria siete nipote, vede i modelli de la rovina
d’Oriente, ritratta ne la sua forma da la providenzia dei vostri
coraggiosi andari; e, si come il non dar compimento a quelle
ingiuria il solenne de la Chiesa, così il lasciare imperfetti questi
offende il sommo del battesimo. Adunque, se Iddio per distruggere gli amorei diede i privilegi di fermare il sole e la luna a
Iosue, non debbe il vicario di Cristo, perché si dispergano i
turchi, raccogliere ne la sua grazia Urbino, fama d’Italia, gloria
de italiani e speranza de la religione? A le sue qualitá divine