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con gloria di lui e di voi. Intanto basciovi quella mano pietosa, che mi ha scemato in parte il peso de la povertá. Dí Venezia, il 13 di ottobre 1536.

LXXVII

AL SIGNOR GONZALO PERES

Lo ringrazia di averlo messo in grazia presso Carlo V. De la gentilezza de l’altre persone grandi (se gentilezza ne l’altrui grandezza si trova) escono cortesi parole; ma da quella de la Signoria Vostra, per grado mio, sono usciti miracolosi effetti. E tanto piú sono pieni di maraviglia, quanto men si costuma d’aver cura de le necessitá de l’altrui vertú. Che qualitá tengo io? che servigi vi ho io fatti? che conoscenza avete voi di me? e qual cagione vi ha mosso a consolarmi? Ella è pur nuova, ella è pur smisurata la vostra bontade, poiché, non ponendo mente a chi io mi sia, avendomi solamente visto ne le lettre del gentil signor Domenico Gaztelú, operaste si che il buon signor Luigi Davila ha mosso l’alto, giusto e lodato impcrador del mondo a darmi quel che mi ha dato. Per Dio, che io stimo piú, non dico il bene fattomi da la Sua ottima Maestade, perché è pur troppo a me, che si poco sono; ma io aprezzo piú che il celeste Augusto si sia degnato ricevere ne le sue orecchie sacre il mio basso nome, che non farei un’altra vita. Ma, poiché io non sono atto a poter sodisfar cotanto obligo né con il sangue né con la vertú, mi fusse almen concesso il poter esprimerli quello che io e doverei e vorrei dire, nel ringraziar chi mi ha tratto di fastidio. Ma, non potendo altro che offerirmivi, ecco che vi offero quella vertú ormai sostenuta da l’imperiai liberalitade; e forse sará che l’ingegno mio, benché piccolo, ristorará il grado vostro ne le carte sue. In questo mezzo egli sará alimento de la mia lingua, onde la prego faccia si che io mi mantenga in quella sua grazia in cui Ella mi ha