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la loggia di or' san michele |
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luce dell’interno rimane davvero sacrificato, si collocasse in
altra chiesa ed i valichi degli archi si riaprissero, riducendo
la chiesa in loggia, allora ci sarebbero due possibilità per
creare un accesso ai piani superiori, demolito e tolto il poco
decoroso arco saliente: e ciò si otterrebbe, o rendendo alla
sua prima destinazione la piccola scala, per fine di avere
una sufficiente larghezza, o, con un disegno più artistico e
più degno, e forse il più semplice e economico, costruendo
nel mezzo del terreno una bella scala a chiocciola. I cosiddetti
sopramattoni, che in oggi chiudono i valichi degli archi,
e che non arrivano che fino sotto alle graziosissime rose di
stile gotico, fatte da Niccolò di Piero Lamberti, detto Pela,
essendo di poco spessore e perciò per niente necessari ad
assicurare la stabilità della fabbrica, si potrebbero demolire.
Se invece, forse sostituendo ai sopramattoni, bei finestroni
di vetro a occhi, si lasciasse chiesa il pianterreno,
allora eccoci ad un ultimo disegno; che vorrei raccomandare
a coloro che amano le cose dell’arte e il decoro di Firenze;
il quale consisterebbe nel levare addirittura la scaletta, ormai
inutile; scavando al pari delle altre la nicchia del capolavoro
di Donatello, cioè il S. Giorgio, affinchè non ci fosse
bisogno, a cagione delle intemperie, di mettervi in luogo
dell’originale una copia. Eppoi si dia all’architetto, che già
ha manifestato così vivo interesse per quel «palatium Sancti Michaelis» l’incarico di studiare il modo, con cui, mascherando
ed ornando il tanto ingiuriato arco, conforme allo
stile dell’epoca, si potesse fare, di una bruttura, un adornamento
dell’edifizio. In ogni modo si faccia qualche cosa; non
si lasci andare in una lenta, ma troppo sicura rovina uno
dei più superbi testimoni della grandezza di Firenze. Allora
l’edifizio stesso, colla sua nuova destinazione, farà bella ed
eloquente testimonianza, che i moderni fiorentini sono sempre
degni degli antichi e di loro stessi.