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dei genovesi | 53 |
Nell’anno 1423 il conte Francesco di Carmagnola, governatore di Genova pel Duca di Milano, avea vinto in Consiglio il partito di levare un’armata in favore di Ludovico duca d’Angiò, pretendente alla successione del reame di Napoli. Di questa armata invero sperava egli assai d’ottenere il comando; ma poichè tutto fu in ordine, ecco che il duca Filippo, il quale, vivendo in continuo sospetto de’ suoi capitani, avea per costume di non abbandonare giammai tutta un’impresa ad un solo ministro, spedì a Genova in qualità di suo ammiraglio Guido Torello emulo al Carmagnola medesimo1.
Guido trovò allestite tredici navi grosse, ventuna galere, tre galeotte ed un brigantino, il cui armamento avea costato dugentomila genovine. Subito ordinò l’ultime disposizioni, e volle eziandio consultare il punto favorevole degli astri, dacchè allora i capitani di Filippo credevano a sua imitazione, o mostravano almeno di credere, ne’computi vani dell’astrologia. Quindi, mezz’ora avanti lo spuntare del sole recatosi in piazza della cattedrale, salì in un superbo cocchio sul quale sventolava lo stendardo di San Giorgio, ed era collocato il pomo d’oro, ossia il bastone del comando supremo. I magistrati seguitavano a cavallo il legno dorato; ma non si fu al molo se non quando il sole cominciava a sorgere dalle onde, e le circostanti colline rifletteano la luce novella. «Tre colpi di bombarda annunziarono l’imbarco dell’ammiraglio. Mordevasi il Governatore per dispetto le dita; ma la moltitudine applaudiva perdutamente,
- ↑ Ciò fu verso le calende di dicembre.
(in tedesco). Più tardi (1432) Pietro Spinola comandante della flotta destinata a liberare Scio dall’assedio onde l’aveano stretta i Veneziani, sconfitta la squadra nemica nell’Arcipelago ed inseguitala fino a Caristo, ne prendeva la città e ne esportava le chiavi; le quali fregiarono come trofei la porta del castello di Scio. Reduce quindi alla patria, popolo e governo andarono a gara per onorarlo (Hopf, Op. cit.).