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400 | la gallia togata |
Questi limiti segnati ai municipj cisalpini erano, in parie almeno, eccezionali; ma più tardi vennero imposti a tutti.
Nelle feroci contese di Mario e di Silla, furono tratte in campo dall’una parte e dall’altra anche milizie della Cisalpina; alla quale da ambo i lati ripetevasi la promessa, primieramente già fattale suonare agli orecchi dai confederati italici, di volerla in tutto ragguagliare ai Quiriti;: e questa d’allora innanzi, fino ad Augusto, fu l’esca che sempre le additò chi ebbe interesse di guadagnarsela. Divenne poi il paese cisalpino ultimo campo agli sforzi della parte di Mario; ma Lucullo nella pianura di Piacenza la disfece, e allora tutta questa contrada ammutì, signoreggiata pur essa dalla dittatura di Silla.
Morto il quale, vi furono tentativi per abolirne la tirannide, che gli sopravviveva nei decreti e negli ordinamenti da lui fatti; e alla liberale reazione mise mano anche Giunio Bruto, che fu padre di Marco, e che allora governava la Gallia togata. Ma i Sillani erano tuttavia autorevoli troppo; e Giunio fu disfatto e ucciso a Modena dal giovane Pompeo Magno.
Bollivano ancora queste civili contese, quando i leoni di Spartaco, usciti di catena, fecero pericolar Roma. L’eroico schiavo diresse, prima che al mare, tutti i suoi sforzi per giungere alle Alpi e varcarle; che al di là si stendevano le contrade, patria sua e de’suoi. Traendo a questa volta, e aprendosi il passo fra le legioni che tentavano di attraversarglisi, incontrò anche il pretore della Gallia togata, alla testa di diecimila armati; e questo pure sbrattossi dinanzi, e lo mandò in fuga.
Anche della congiura di Catilina sentì la nostra provincia qualche soffio; che il feroce uomo fe’ circolar pure fra i Cisalpini suoi emissarj; ed anzi da ultimo pensava di quivi ridursi e ritentarvi quella fortuna, che il mariano Sertorio per poco non aveva afferrato nella Spagna. Era in via per mandare ad effetto questo disegno,