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266 rassegna bibliografica

atti di sovranità e inviasse suoi ufficiali nel Regno, anche prima di occuparlo per forza d’armi; riputandosene già legittimo signore pel solo fatto dell’investitura ricevuta dal pontefice1.

Ma l’ardita impresa dell’Angioino, cominciata con tanto fausti auspicii, poco mancò che non pericolasse per difetto di denaro. Imperocchè Carlo, venuto in Italia in grandissima strettezza, non isperava guadagno che dalla conquista; e d’altra parte non poteva in questa avventurarsi con prospero successo, mentre non avesse da sopperire alle grandi spese della guerra e ai molti bisogni del suo esercito. A ciò non bastavano certo le scarse rendite feudali della Provenza o i denari ricavati dall’oppignorazione dei gioielli dell’ambiziosa sua moglie; nè intanto era da sperare alcun sussidio dal re di Francia (Luigi IX, fratello di Carlo), poco favorevole all’impresa, nè alcun mutuo dai mercanti e prestatori italiani e francesi; i quali, conoscendo Carlo d’Angiò mal sicuro pagatore2, non si lasciavano più piegare «da carezze nè da minacce» (I, 32*). Infine, il solo provento, sul quale l’angioino potesse contare con qualche profitto, era la decima sui redditi ecclesiastici di Francia, concessagli da Clemente IV; e neppur questa sarebbe forse bastata, se papa Clemente, che nel suo breve pontificato non ebbe mai altra cosa che più gli stesse a cuore di quest’opera di vendetta e di conquista, non avesse fatto ogni supremo sforzo, ogni più grave sacrifizio, per condurla a buon fine. Difatti, pur lagnandosi aspramente della contrarietà di re Luigi, che richiesto tre volte non aveva voluto concedere verun mutuo, e delle ingenti spese di Carlo, che impoverivano la chiesa (I, 10*, 26*); il papa lo soccorse fin che potè, e giunse perfino a impegnare i vasi d’oro e d’argento, le pietre preziose e tutto il tesoro pontificio (I, 32"); e a contrarre mutui, in nome proprio, a favore del re. Intorno a che è un documento del 1 ottobre 1265,

  1. È questo il più antico documento tratto dai registri angioini. L’editore l’ha rinvenuto «dopo non lieve fatica» nel registro segnato dell’anno 1269.
  2. Da un diploma del re, del 2 dicembre 1266 (I, 64), si ha notizia che alcuni mercanti fiorentini, i quali avevano prestato a Carlo 1100 lire tornesi, mentre egli era tuttora in Francia, non ne avevano ancora ricevuta la restituzione, quantunque il termine fosse già scaduto.