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234 delle antiche relazioni

sino al 15 d’aprile 1241. Non si trova poi che andasse ad espugnare Bologna, ma invece che volle prendere Cesena, e che poscia, signore forse di tutta Romagna, tornò a Ravenna. Ivi abbattute le case dei Traversari, con quelle pietre fece innalzare una torre, spogliò l’arcivescovado di ricchi arredi e l’arcivescovo mandò prigione in Puglia, molte colonne tolse alla basilica di S. Vitale, molti marmi alla porta Aurea, e tutto mandò a Palermo.

Sembra poi che ai beni dei monasteri recasse danni maggiori che a quelli dei privati, poichè anche dodici anni dopo, cioè nel 1253, gli abati di alcuni conventi asserivano di non potere pagare le tasse, perchè Federigo per vendicarsi dalle minacce del papa avea spogliato i frati di tutti i loro averi1. Nel partirsi da Ravenna l’imperatore lasciò alcuni capitani suoi amorevoli per tenere la città in fede, fra i quali si trovano ricordati soltanto Pietro Zierletta, Herino di Pietro Rasponi, Alessandro Ruggini pavese e Bartolo di Pasolino Pasolini, detto anche Dell’Onda bolognese.

E sotto alla loro guardia, Ravenna rimase cheta da principio più per paura che per amore, e poscia mano mano di guelfa mutossi in ghibellina, sì che di tutte le città di Romagna presto si mostrò la meno docile a ritornare alla obbedienza della Chiesa.

[Re Arrigo cerca l’amicizia dell’arcivescovo ravennate.] IX. E non si trova altra novità sopra Ravenna sino all’anno 1245, nel quale scomunicato il 17 di luglio l’imperatore Federigo nel Concilio di Lione, sciolti i sudditi dal giuramento di fedeltà, e dichiarato re Arrigo langravio d’Assia e Turingia, le cose mutarono d’un tratto.


  1. L’abate di S. Giovanni Evangelista dice che il monastero era stato spogliato da Federigo quasi omnibus suis bonis, e così quello di Sant’Apollinare Nuovo. Il monastero di S. Vitale espone come propter discrimina guerrarum quondam Federici imperatoris possessiones monasterii magna ex parte fuerant alienatae, e così quello di S. Maria della Rotonda. Fant. . Mon. Rav., tom. III, pag. 95 e 96.